Francesca Bonafini

Da "Mangiacuore" (Fernandel, 2008) a "La strada ti chiama" (Sinnos, 2022; Premio Andersen 2023 come miglior libro oltre i 12 anni) : l'archivio delle mie pubblicazioni, presentazioni, readings, rassegna stampa

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“Quella faccenda lì del ruminare”

Roberto Carnero in un suo pezzo intitolato È bello sapere versi a menadito uscito su Avvenire il 19 giugno 2016, cita in chiusura Casa di carne (Avagliano, 2014).

Avvenire Casa di carne 016.poesia

 

Scrive Carnero:

Una giovane scrittrice bolognese, Francesca Bonafini, in un suo romanzo uscito un paio d’anni fa (Casa di carne, Avagliano) sposa l’idea che imparare a memoria è forse l’unico modo per comprendere davvero la poesia: “È bello sapere che le parole che suonano bene sono sempre lì pronte nella tua testa a risuonare, che non hai bisogno di libri per ricordarle, che non ti abbandonano mai e cantano per te tutte le volte che ti vien voglia, e che ruminarle, tenerle in bocca, mandarle giù, richiamarle in bocca, rimandarle giù e poi digerirle e lasciare che ritornino trasformate in altro, in parole tue, ecco che quella faccenda lì del ruminare è poi forse l’unica forma di comprensione, per quel poco che delle umane cose ci è dato di comprendere.”
Altro che “analisi del testo” e “schede di lettura”…

Casa di carne-copertina
Casa di carne - quarta di copertina

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Il frasario essenziale del fedifrago: la rassegna stampa

“Il fatto è che ci sono due modi per affrontare un tema doloroso come il tradimento: la tragedia e la commedia. Noi abbiamo scelto di corredare il frasario del fedifrago con storie vere di ordinaria comicità, sia perché il comico è la forma moderna del tragico, sia perché ridere dei propri disastri quotidiani è l’unico modo per non esserne sopraffatti. Come suggerisce l’assennato finale del Falstaff di Verdi, la realtà della condizione umana è che siamo tutti gabbati. Così, con uno sguardo di tenerezza rivolto al nostro annaspare, davvero non ci resta che ridere.”

Da Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti di Francesca Bonafini e Caterina Falconi (ad est dell’equatore, 2015)

La rassegna stampa:


La Città, quotidiano di Teramo
Francesca Bonafini e Caterina Falconi confezionano un divertissement che racconta uno spicchio clandestino della commedia umana, tenendo però fermo quel retrogusto amaro che alla fine diventa il vero bioritmo di tutte le scappatelle prolungate” (Simone Gambacorta).

Il Centro, quotidiano d’Abruzzo
“Divertente, sincero, ironico fino a rasentare la sfacciataggine” (Lalla D’Ingnazio)

I Libri
“Non avremmo mai dovuto – unico frasario semiserio del fedifrago italiano è un tesoro prezioso per ogni donna, uno strumento efficace di difesa personale più violento e simpatico di qualsiasi arte marziale.” (Alessandra Allegretti)

Yahoo Italia
“Abbiamo raccolto dunque queste frasi, corredandole di storie vere di quotidiana comicità, perché l’unico modo per uscire sani di mente dalle faccende di corna è ridere, ridere, e ancora ridere”. (Intervista alle autrici su Yahoo Italia)

Video servizio su Yahoo Italia

Grazia.it
“Il perfetto libro per l’estate che ci aspetta”.

The Huffington Post
“Questo frasario squisitamente letterario vi farà sorridere, riflettere, domandare fino a che punto noi e le nostre amiche siamo davvero in grado di non buttare il nostro cuore a chi non lo merita”. (Marilù Oliva)

Mangialibri
“Con sguardo sornione e tono leggero le autrici portano alla luce i grandi classici dell’inganno amoroso – ma anche, simmetricamente, dell’ingenuità femminile – e li esemplificano con delle brevi parabole, portando all’attenzione del lettore casi pratici e aneddoti tragicomici.” (Eleonora Cocola)

Intervista su D la Repubblica
“Per parte mia, credo che nelle faccende d’amore la menzogna, soprattutto se reiterata, corrisponda a una forma di possesso: si mente perché scegliere la franchezza significa rischiare di perdere l’altro, considerato più come una proprietà, un oggetto funzionale alla propria vanità o ai propri comodi o al proprio status sociale, che un soggetto libero. Anche se possono esserci delle fasi in cui si mente per fragilità e indecisione, il perseverare nella menzogna è forse un modo per evitare il dialogo, il confronto, la responsabilità. Eppure, essere franchi in maniera garbata, con delicatezza, è possibile. L’amore è anarchico, non può subire costrizioni e deve essere lasciato libero di andare per la sua strada ma, proprio in virtù della sua anarchia, presuppone un’etica”. (Francesca Bonafini)

D Repubblica: Gallery di 15 frasi usate dal fedifrago

Caffeina Magazine: gallery di 15 frasi fedifraghe

Lettera Donna
“E se a detta delle autrici non ci sono che due modi per affrontare un tema doloroso come il tradimento, la tragedia e la commedia, il prontuario vira decisamente sul secondo corredando il frasario del fedifrago con storie di ordinaria comicità.”

Bigodino.it
Far fronte al fedifrago, anche sotto l’ombrellone.

Critica Letteraria
“Un’ironia leggera, non perfida, solidale coi destini di tutti i personaggi, che condividono la stessa, complicatissima, condizione umana.” (Nicola Campostori)

Vanity Fair
Su Vanity Fair Italia Giovanna Donini si ispira al nostro frasario del fedifrago:
“Un giorno, forse, scriverò il manuale del perfetto cornuto e felice, per adesso, mi limito a leggere i manuali sul tradimento che esistono già. Uno di questi, che ho letto recentemente e che mi ha molto divertito, è ‘Non avremmo mai dovuto’ di Francesca Bonafini e Caterina Falconi. E’ un libro comico edito ad est dell’equatore che raccoglie le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti. E così ispirandomi a questo divertentissimo manuale mi sono chiesta: quali sono, allora, le sette frasi che le donne fidanzate o sposate (siamo in Italia, sposate si fa per dire, purtroppo!) dicono alle amanti.” (Giovanna Donini)

Back in Black (di radio RCF)
“Scorrono così storie che piegano in origami le frasi che fanno da incipit, tramutandole in statuine di carta che rendono omaggio al traditore stesso: bellissime, perfette, nella loro anima e consistenza di carta.”

Il Piccolo, quotidiano di Trieste
“Divertente, graffiante e umiliante (per tanti uomini)” (Pietro Spirito)


Interviste Radio:

Radio Città del Capo – Francesca Bonafini dialoga con Sergio Rotino

Radio m2o – Caterina Falconi dialoga con LaMario (trasmissione Mario and the City)

 

Interviste tv:

 

RETEQUATTRO 

La puntata pomeridiana del 4 febbraio 2016 di Forum, su Retequattro, in cui sono stata ospite per parlare di Non avremmo mai dovuto.

Francesca Bonafini a Forum

 

Barbara Palombelli con Non avremmo mai dovuto

“Non avremmo mai dovuto” nelle mani di Barbara Palombelli

 

METRO News 24

 

RETE 8
A partire dal minuto 31:28 nella rubrica “I consigli del libraio” dell’emittente abruzzese Rete 8.

RETE 8:
Intervista nella rubrica di libri di Rete 8 (dal minuto 18:45)

 

TELEQUATTRO
Intervista a Francesca Bonafini, trasmissione Trieste in diretta di Telequattro, emittente del Friuli Venezia Giulia. I primi ventitré minuti della puntata del 26 febbraio 2016 sono tutti dedicati al nostro frasario del fedifrago.

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non avremmo mai dovuto - bonafini e falconi
Il fedifrago in tour: tutte le presentazioni

BOLOGNA – 1 luglio 2015, libreria Irnerio, ore 16. Con Serena Scandellari. Letture a cura di Daniela Bortolotti.
SILVI MARINA (TE) – 4 luglio 2015, libreria Rio Bo, ore 21. Letture a cura di Debora Giobbi.
PESARO – 28 agosto 2015, libreria Il Catalogo, ore 18. Con Francesco Nicolini.
VERONA – 11 settembre 2015, libreria Feltrinelli, ore 18. Con Serena Marchi e Alberto Fezzi.
TRIESTE – 4 ottobre 2015, libreria Minerva, ore 18. Con Corrado Premuda.
RAVENNA – 18 novembre 2015, libreria Liberamente, ore 18. Con Nevio Galeati.
PESCARA – 27 novembre 2015, rassegna “A tu per tu con l’autore”, Libreria Coop del Centro D’Abruzzo.
BOLOGNA – 27 gennaio 2016, rassegna “Libreschi – degustazioni letterarie” al “Va mo là”, via delle Moline 3.
VIGASIO (VR) – 28 gennaio 2016, Associazione Amiche della Biblioteca, Palazzetto dello Sport. Con Laura Passaretti.

Francesca Bonafini e Caterina Falconi alla libreria Irnerio di Bologna, 1 luglio 2015, prima presentazione nazionale di "Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti" (Ad est dell'equatore, 2015)

Francesca Bonafini e Caterina Falconi alla libreria Irnerio di Bologna, 1 luglio 2015, prima presentazione di “Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti” (Ad est dell’equatore, 2015)

Il frasario essenziale del fedifrago: da oggi in libreria

Si intitola Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti ed esce oggi, 24 giugno 2015, edito da ad est dell’equatore.

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non avremmo mai dovuto - bonafini e falconi
Il frasario essenziale del fedifrago: istruzioni per l’uso.

È stato dimostrato da ricerche approfondite condotte sul campo che ogni marito fedifrago, quando si rivolge alla propria amante, attinge, più o meno inconsapevolmente, a un repertorio consolidato, una sorta di serbatoio dell’inconscio collettivo adulterino.
È come se i traditori avessero accesso a un manuale segreto in cui sono racchiuse le frasi utili a innamorare, rabbonire, turlupinare le malcapitate, nel tentativo di perpetrare all’infinito la bigamia.
Le amanti, nei primi tempi della relazione (e talvolta per un periodo molto lungo prima di insospettirsi), ascoltano con orecchie vergini le asserzioni del fedifrago, credendo nell’esclusività di quelle parole e ignorando che si tratta invece di formule condivise da tutta la categoria dei traditori.
Tali formule corrispondono a enunciati standard – con variazioni idiosincratiche minime – che accompagnano ogni fase della relazione: dalle sperticate dichiarazioni d’amore alle promesse di un futuro diverso, passando attraverso i ripensamenti (guarda caso, sempre post-coitali) nonché i moniti, le precisazioni, le preoccupazioni, le giustificazioni, le gelosie, le autocommiserazioni, le fantasie poligame, le pietose o impietose descrizioni opportunistiche della legittima consorte e delle copule coniugali, le esaltazioni appassionate del polimorfo sesso extraconiugale, e per concludere, i finti abbandoni e le nuove epifanie.
Qualunque sia la verità scientifica in proposito, a partire da oggi ogni donna possiede uno strumento indispensabile di difesa personale, perché il manuale del fedifrago non è più segreto: è qui, tra le vostre mani, sotto i vostri occhi, affinché vi possa essere di aiuto e di conforto.
Le mogli sapranno cosa raccontano i mariti alle amanti. Le amanti si accorgeranno di non essere sole, ma di subire insieme a migliaia di altre tapine un’ineluttabile logosfera comune. E infine, i fedifraghi dotati di intelligenza e umorismo potranno ridere di sé, ma forse chissà, talvolta anche riflettere.
Il fatto è che ci sono due modi per affrontare un tema doloroso come il tradimento: la tragedia e la commedia. Noi abbiamo scelto di corredare il frasario del fedifrago con storie vere di ordinaria comicità, sia perché il comico è la forma moderna del tragico, sia perché ridere dei propri disastri quotidiani è l’unico modo per non esserne sopraffatti.
Come suggerisce l’assennato finale del Falstaff di Verdi, la realtà della condizione umana è che siamo tutti gabbati. Così, con uno sguardo di tenerezza rivolto al nostro annaspare, davvero non ci resta che ridere.

Le autrici

Francesca Bonafini (Verona 1974) vive a Bologna. Ha pubblicato i romanzi Mangiacuore (Fernandel, 2008) e Casa di carne (Avagliano, 2014). Numerosi suoi racconti sono apparsi su riviste, quotidiani e antologie. È presente nel Dizionario affettivo della lingua italiana (Fandango, 2008) con il lemma «zaino» ed è una delle quattro autrici del romanzo collettivo Il cavedio (Fernandel, 2011). Ha scritto di musica italiana e in particolare di Ivano Fossati nel volume Sex machine. L’immaginario erotico nella musica del nostro tempo (Auditorium, 2011).

Caterina Falconi è laureata in filosofia. Ha pubblicato i romanzi Sulla breccia (Fernandel, 2009) e Sotto falsa identità (Galaad Edizioni, 2014). Ha scritto, con Simone Gambacorta, Una questione di malafede. Scambio a due voci sulla scrittura creativa (Duende, 2010). Numerosi suoi racconti sono apparsi su antologie e riviste. È presente nell’antologia Nessuna più (Elliot, 2013), curata da Marilù Oliva. È co-curatrice delle antologie L’occasione (Galaad Edizioni, 2012), La morte nuda (Galaad Edizioni, 2013) e Sogni senza frontiere (Edizioni dell’Arco, 2013). Ha collaborato alla stesura delle sceneggiature della seconda serie del cartone animato Carotina Super Bip, della Lisciani Group.

La rassegna stampa

"La Città", quotidiano di Teramo: anticipazione dell'uscita di "Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti", in uscita il 24 giugno 2015.

“La Città”, quotidiano di Teramo: anticipazione dell’uscita di “Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti”, in uscita il 24 giugno 2015.


La Città, quotidiano di Teramo, 29 maggio 2015.

A cura di Simone Gambacorta, l’anticipazione del libro, in libreria dal 24 giugno.

(Il pdf dell’articolo è scaricabile qui)

“Il libro che fa tana ai mariti traditori
Adulteri, bugie, alibi e scuse: arriva il balla-detector di Bonafini e Falconi
Una guida semiseria con le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti

Due amiche, due scrittrici, due donne: hanno messo ancora una volta insieme i nomi “in ditta”, Francesca Bonafini e Caterina Falconi, e hanno scritto a quattro mani un libro insolito, curioso e molto divertente che ha soprattutto una virtù: riuscire a parlare dell’universo maschile, e in particolare a smascherare certe viltà e certe ipocrisie che accomunano più o meno tutti gli uomini, attraverso un’ottica squisitamente femminile. Arriva infatti nei prossimi giorni nelle librerie “Non avremmo mai dovuto”, un frasario semiserio del fedifrago italiano compilato dalle due autrici, che zigzagano brillantemente tra serio e faceto (Ad est dell’equatore, pp. 208, 12 euro).
Grazie a un campionario di bugie, luoghi comuni e alibi catalogati dal duo Bonafini-Falconi, “Non avremmo mai dovuto” dice ridendo e scherzando la verità, anzi l’amarissima e pure un bel po’ sconsolante verità, sulla questione relazioni extraconiugali. Il titolo del volume non lascia del resto dubbi sul tema: fulcro delle pagine è un evergreen per eccellenza del consorzio umano, le cosiddette e onnipresenti corna. Più precisamente, il libro zooma su quella sezione molto specialistica del variegato e sorprendente mondo adulterino che vede come protagonisti uomini sposati alle prese, sotto le lenzuola e non solo, con le rispettive amanti, il più delle volte disperatamente speranzose di spodestare la “titolare di cattedra” e così divenire le regine del cuore del principe azzurro di turno. E così questo volumetto costringe i maschietti e gli ometti e via ridimensionando a fare i conti con un’autocritica inesorabile, rivolta tanto al “si salvi chi può” quanto a “il più pulito c’ha la rogna”.
«Ogni marito fedifrago – questa la tesi delle autrici – quando si rivolge alla propria amante, attinge, più o meno inconsapevolmente, a un repertorio consolidato, una sorta di serbatoio dell’inconscio collettivo adulterino. È come se i traditori avessero accesso a un manuale segreto in cui sono racchiuse le frasi utili a innamorare, rabbonire, turlupinare le malcapitate, nel tentativo di perpetrare all’infinito la bigamia. Le amanti, nei primi tempi della relazione (e talvolta per un periodo molto lungo prima di insospettirsi), ascoltano con orecchie vergini le asserzioni del fedifrago, credendo nell’esclusività di quelle parole e ignorando che si tratta invece di formule condivise da tutta la categoria dei traditori». Bonafini e Falconi si addentrano con grande sense of humor in un lessico del tradimento ad uso e consumo delle fanciulle (a dire il vero non solo fanciulle, e non necessariamente in fiore), affinché sappiano destreggiarsi nell’interpretazione dei mille ingarbugliatissimi ed elusivi discorsi di cui i segreti dell’alcova le rendono inevitabilmente auditrici uniche e sole e non di rado desolate. E arricchiscono il tutto «con storie vere di ordinaria comicità. Sia perché – spiegano – il comico è la forma moderna del tragico, sia perché ridere dei propri disastri quotidiani è l’unico modo per non esserne sopraffatti».
È vero, non mancherà chi, specie tra militanti delle frange più ambigue e occhiute del moralismo bacchettone (e quindi semplificatorio) obietterà che, almeno fino a prova contraria, la complicità è pur sempre una forma di correità che impedisce, sommato tutto, di distinguere con nettezza tra sante e diavoli. Ma sarebbe un’obiezione di poco momento, e non perché infondata, piuttosto perché estranea alle finalità solidali, diciamo così, che hanno spinto le autrici a compilare questo spassoso manualetto. Lo si constata facilmente dinanzi all’enunciazione, così deliziosamente autoironica, degli obiettivi assolutamente pratici dell’opera, per tacere delle evidenti ragioni di necessità e urgenza che ne hanno decretata la pubblicazione: «A partire da oggi ogni donna possiede uno strumento indispensabile di difesa personale, perché il manuale del fedifrago non è più segreto: è qui, tra le vostre mani, sotto i vostri occhi, affinché vi possa essere di aiuto e conforto. Le mogli sapranno finalmente cosa raccontano i mariti alle amanti. Le amanti si accorgeranno di non essere sole, ma di subire insieme a migliaia di altre tapine un’ineluttabile logosfera comune. E infine, i fedifraghi dotati di intelligenza e umorismo potranno ridere di sé, ma forse chissà, talvolta anche riflettere».
Insomma, un effervescente mix tra la cassetta del pronto soccorso, la pietra filosofale e la cintura di sicurezza (citare altre cinture sarebbe forse fuori luogo) dove si individuano le modalità precipue e peculiari della retorica tipica del coniugato adultero: si va infatti «dalle sperticate dichiarazioni d’amore alle promesse di un futuro diverso, passando attraverso i ripensamenti (guarda caso, sempre post-coitali) nonché i moniti, le precisazioni, le preoccupazioni, le giustificazioni, le gelosie, le autocommiserazioni, le fantasie poligame, le pietose o impietose descrizioni opportunistiche della legittima consorte e delle copule coniugali, le esaltazioni appassionate del polimorfo sesso extraconiugale, e infine, i finti abbandoni e le nuove epifanie».
Francesca Bonafini, veneta di Verona, e Caterina Falconi, abruzzese di Giulianova (ma con natali atriani), dimostrano persino anagraficamente che tutto il mondo è paese anche per quanto riguarda la voce “fedifraghi”, e confezionano un divertissement che racconta uno spicchio clandestino della commedia umana, tenendo però fermo quel retrogusto amaro che alla fine diventa il vero bioritmo di tutte le scappatelle prolungate. Che poi la scrittura sia l’habitat privilegiato di queste due collaudate narratrici, è un fatto su cui non si discute.
Mo.mo”

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Il Centro, quotidiano d’Abruzzo, 7 giugno 2015.
A cura di Lalla D’Ingnazio, un’anteprima del libro che sarà in libreria dal 24 giugno

L’articolo è scaricabile qui.

Quotidiano Il Centro, 7 giugno 2015. Anteprima di “Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti”, in uscita il 24 giugno 2015.

Quotidiano Il Centro, 7 giugno 2015. Anteprima di “Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti”, in uscita il 24 giugno 2015.

 

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  • I Libri: “Non avremmo mai dovuto – unico frasario semiserio del fedifrago italiano è un tesoro prezioso per ogni donna, uno strumento efficace di difesa personale più violento e simpatico di qualsiasi arte marziale.” (Alessandra Allegretti)
  • Yahoo Italia“Abbiamo raccolto dunque queste frasi, corredandole di storie vere di quotidiana comicità, perché l’unico modo per uscire sani di mente dalle faccende di corna è ridere, ridere, e ancora ridere”. (Intervista alle autrici su Yahoo Italia)
  • Video servizio su Yahoo Italia
  • Grazia.it:”Il perfetto libro per l’estate che ci aspetta”.
  • The Huffington Post: “Questo frasario squisitamente letterario vi farà sorridere, riflettere, domandare fino a che punto noi e le nostre amiche siamo davvero in grado di non buttare il nostro cuore a chi non lo merita”. (Marilù Oliva)
  • Mangialibri: “Con sguardo sornione e tono leggero le autrici portano alla luce i grandi classici dell’inganno amoroso – ma anche, simmetricamente, dell’ingenuità femminile – e li esemplificano con delle brevi parabole, portando all’attenzione del lettore casi pratici e aneddoti tragicomici.” (Eleonora Cocola)

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Come un fiume carsico

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Recensione di Casa di carne (Avagliano, 2014) pubblicata su «Il Quotidiano della Basilicata» domenica 20 luglio 2014 a firma di Antonio Celano.

“Come ha già evidenziato Nicola Vacca in un suo recente intervento, è importante chiedersi anche qui, quanto, prima di costruire la sua Casa di carne (Avagliano, 156 pp., 14.00 €), Francesca Bonafini abbia frequentato, attardandovisi, le Camere separate di Tondelli. Un debito forse ancora troppo forte sebbene, peraltro, tranquillamente riconosciuto dall’autrice fin dall’esergo, giù fino alla struttura dei capitoli ordinati per “attraversamenti” in luogo dei tondelliani “movimenti”. Pure con quella lucida attenzione per lo stile e per il ritmo della scrittura, e poi con il piacere tutto particolare di narrare e dipanare l’intima e misteriosa relazione tra vita e morte, che furono anche dello scrittore dell’emiliana Correggio.

Dunque Angela, la voce narrante del romanzo, vende la vecchia casa di campagna allo spirare della nonna, ma ancor di più dell’amore con cui l’ha tirata su dopo la perdita dei suoi genitori –morti anche loro, ma mai ben conosciuti – per sradicarsi a Trieste, sul suo molo, ad aspettare un segno dal mare. Un mare, l’Adriatico, che si rivela alla fine inadeguato, spingendo la protagonista a un lungo, inaspettato percorso che le farà attraversare tutta la Francia fino ad acque d’altura più adeguate al suo destino.

Angela è un’inquieta: “sono abituata a cambiare casa, cambiare città, cambiare per poi ritrovarmi a piedi in strade sconosciute e imparare a camminarci. Alla fine, scoprire che non ho capito niente e che ancora mi confondo”. E quindi, più che i confini, alla giovane trentenne piacciono i crocevia, lo spostamento sempre un passo più in là che è la frontiera, che è ciò che allo spazio si abbandona – ma che pure si porta con sé – e ciò che si guadagna. Ne è più di un sintomo stilistico l’uso dell’anacoluto, della continua rottura sintattica della frase; fratture, sfasamenti che però, adottati e ripetuti, mostrano quanto sappiano farsi anche regola in una scrittura godibile come la musica inesauribile dei murales di Haring. E del resto sillessi significa, in fondo, prendere insieme, unire: raccogliere tutto il passato e il presente e gli opposti lungo un percorso.

E tuttavia Angela è solo apparentemente una nomade, perché cerca sempre di rinnovare la sua radice di provenienza, cioè il prendersi cura totalmente e gratuitamente dell’altro, amando: “perché cadere innamorati, io dico, non c’è altro di meglio che possa capitare, cadere innamorati è una faccenda che smuove le stelle e i pianeti e produce soluzioni alternative alla devastazione, e rinnovamenti, e bonifiche medicamentose”. Amare, per Angela, è desiderare: “luci che sono lontane, volerle tirare giù, farle vicine, portarle a terra, toccarle con le mani, lasciare che si incarnino. Così non saranno più remote incorruttibili, ma fragili e mortali”. Può essere, allora, solo il conquistato oggetto d’amore la definitiva casa di carne che segna l’arresto di ogni erranza, la caduta di ogni confine. Come un vestito, abbandonato il quale si può procedere solo nudi e disarmati in una passione totale.

Si rivela così, nella scrittura della Bonafini, qualcosa che ci pare tipico dell’etica protestante. Certo non nel senso del dovere kantiano, ma in quello di intima, umana “gratitudine” in risposta a una “grazia” di derivazione divina. Non Legge, ma Dono. Perché c’è, nella sua protagonista, un’ascesi weberianamente intramondana, un monachesimo inteso nella sua totalità di aspetti amorosi: “se capita il miracolo del trac, allora dentro l’amore ci metto tutte le energie ma proprio tutte, così qualcuno potrebbe pensare che dopo son stanca e mi stufo o mi stuferò, ma io dico che a essere innamorati le energie fioccano come la manna da ogni dove…”. E questo amore senza maschere, senza infingimenti – leale anche nel caso di sopravvenuto disamore – non può che elevare la protagonista a essere il personaggio normativo che l’altro rivela nella sua incompiutezza a ogni attraversamento, a ogni crocevia.

Succede a Trieste con Miriam, l’irrequieta studentessa di tedesco che le traduce i versi d’amore che Rilke scrisse nella vicina Duino, e si innamora di Angela pur stando con Davide. Un amore che Angela accetta e consuma pienamente, ma che rivela di Miriam una bisessualità in fondo convenzionale sul versante etero: il paravento socialmente rassicurante dischiuso di fronte a un padre violento e a un fratello omofobo. Non resta, così, che la paura; e Miriam preferisce, almeno fino a quando non riuscirà a svelare a se stessa la propria natura, il ritorno da Davide.

Ad Angela non rimane che partire, lasciandosi alle spalle i versi di Rilke (che, sia detto qui per inciso, coraggiosamente firmò per l’abolizione del Paragrafo 175 del Codice penale tedesco che prevedeva pene detentive per gli omosessuali), ma anche la Trieste che fu dell’iniziazione amorosa dell’Ernesto di Saba e delle terrificanti repressioni omofobe ancora oggi conservate nella memoria di San Sabba. Un motivo in più che fa, della protagonista di Casa di carne, non una nomade, ma una rabdomante capace di percepire e lasciarsi trasportare, nel suo percorso, dalla potenza sorgiva delle letterature, specialmente di ispirazione LGBT, capaci di scorrere, come un fiume carsico, sotto la superficie di luoghi e città, costruendone il genius loci. Letterature e parole che, per la protagonista di Bonafini, sono il segno della forza del molteplice e del differente.

Eccola allora con Alessio, sul continente, in terra francese. Alessio l’amico spiccio, il musicista con cui campa alla giornata accompagnandolo nei bistrot parigini. Alessio che non vuole più amare, che diffida di ogni donna, perché una l’ha tradito e, in qualche maniera, per sempre inaridito. Eccola attardarsi a Étretat, dove dipinsero Bodin, Courbet, Monet e dove scrissero Flaubert, Maupassant e Maurice Leblanc. Fino a essere attratta, come un oscuro presentimento, da quella lingua di terra che è il Finistère (finis terrae) bretone, che aggetta, come un altro lungo molo nelle acque di piombo dell’Oceano. Mare, marinai, presagi di morte che pure furono la carne di un romanzo quale Querelle de Brest, di un giovane Jean Genet, e poi dell’omonima pellicola che chiuse la carriera del regista Fassbinder nel 1982.

È qui che Angela incontra Tiago, il marinaio, la definitiva casa di carne da abitare in un mondo nuovo come Rio de Janeiro. Un amore etero, quest’ultimo, anche se l’amante color cioccolata tanto somiglia a quell’insaziabile Bom-crioulo dello scandaloso scrittore Adolfo Ferreira Caminha, brasiliano. Un amore finalmente totale, disturbato solo dall’apparire del germano tossico di Tiago, Mateus, che porterà la storia di Angela al suo epilogo di morte, davanti a un mare che guarda al Portogallo come un ponte interrotto. Un personaggio – il misterioso, cinico, ferito Mateus – che è l’ombra scura di Angela. E forse anche della stessa Bonafini, se la sua forza è capace di condensare, in questo suo romanzo, anche alcuni temi o frequentazioni di sue precedenti prove, Mangiacuore su tutti.

Insomma, alla fine dell’amore non restano che fumo e vanità che spirano da una bocca marcia, senza labbra e senza denti. E nulla può restare, andare o ritornare se, dove la casa di carne ha poggiato e bruciato troppo presto il suo tempo, è un lembo estremo di terra improvvisamente scivolata nel gran mare della morte. Una fine che però salva l’amore – e il lettore – da ogni dubbio di sua finale consunzione, se le sue spoglie possono tornare alle stelle sulla groppa immortale delle letterature.”

(Antonio Celano)

timavo sotterraneo

 

Un romanzo che fa venire voglia di viaggiare e di innamorarsi.
Grazia Verasani

Casa di carne sa dire magnificamente e tutto della geografia sentimentale. Questo romanzo è un’istigazione all’amore.
Patrizia Rinaldi

Silvio D’Arzo diceva che non c’è nulla al mondo di più bello che scrivere. Per parte mia, potrei dire che il fascino ti prende, quando senti che la lingua diventa ritmo, e che quel ritmo ha una sua verità. Francesca Bonafini, oggi, ridesta questa esperienza di incantesimo.
Fabrizio Frasnedi

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L’occasione su L’Unità

L’occasione vien leggendo: il bugiardino che Marilù Oliva ha scritto su L’Unità in merito all’antologia L’occasione (Galaad, 2012).

Il cavedio: recensione su La Gazzetta del Sud

Il cavedio (Fernandel, 2011): recensione a firma di Chiara Gentile su La Gazzetta del Sud.

La rassegna stampa completa è leggibile e scaricabile sul sito di Fernandel.

Il cavedio su “Leggendaria”

Il Cavedio (Fernandel, 2011) recensito da Anna Maria Crispino su Leggendaria.

La recensione leggibile e scaricabile qui.

Cavedio-leggendaria

L'intera rassegna stampa è leggibile e scaricabile qui: Il Cavedio

Il cavedio in tv

Il cavedio-copertinaIl cavedio: servizio su   San Marino RTV   registrato il 29 luglio 2011.

Il cavedio su “Donna Moderna”

Il cavedio

La recensione su     Donna Moderna     (22/07/2011).

donna_moderna_22-07-2011
Tutta la rassegna stampa qui.

Il cavedio-Tg RAI Emilia Romagna

Il cavedio-copertina"Il cavedio": servizio sul TG3 regionale registrato durante la presentazione alla libreria Coop Ambasciatori di Bologna (6 luglio 2011).

 

Il cavedio su “D-Repubblica”

Oggi su D-Repubblica.

cavedio-d di repubblica

Tutta la rassegna stampa qui.

Il cavedio: un po’ di rassegna stampa

Il cavedio-copertinaIl cavedio (Fernandel, 2011)

La rassegna stampa allo stato attuale.

Gli articoli sono leggibili sulla
scheda del libro nel sito dell’editore.

 

 

 

 

 

Sul web:

In cartaceo:

La recensione a firma di Francesco Durante sul Corriere del Mezzogiorno del 27/06/2011

 

recensione cavedio-f.durante

 

La recensione di Antonio Prudenzano su “D-Repubblica” del 9 luglio 2011.

D di Repubblica-Il cavedio

 

La recensione a firma di Pietro Spirito su “Il Piccolo” di Trieste del 24/6/2011.
ilPiccolo-il cavedio

 

La recensione a firma di Alcide Pierantozzi su “Rolling Stone” di luglio.

rollingstone-il cavedio

 

La segnalazione su “Marie Claire” di luglio.

marie claire

 

La segnalazione sul quotidiano “Il denaro” del 18/6/21

RECE su Il denaro 18-16-2011

 

La segnalazione sul quotidiano “La voce di Romagna”

lavocediromagna-cavedio

 

La segnalazione sul settimanale Grazia.

grazia-il cavedio

 

La recensione a firma di Alberto Sebastiani su “La Repubblica-Bologna”.

cavedio RECE Repubblica 05-07-2011

 

La recensione di Sergio Rotino sul quotidiano bolognese “L’Informazione”.

 

Segnalazione su “Class” di settembre. 

 

La rassegna stampa completa è leggibile sulla scheda del libro nel sito dell’editore.


Intervista su Fucine mute

 

Sul nuovo numero di Fucine Mute Lorenza Pravato recensisce l'antologia Scrittori in cucina e mi intervista in un'osteria di Trieste, davanti a una bottiglia di vino, in merito a questo e altri progetti presenti e futuri.

 

Il bollettino di gennaio 2011

Il bollettino di gennaio 2011

Sono uscite sulla Rivista Fernandel le nuove puntate del feuilleton "Passaparola. Sette stelle nel cielo di Roma".
La
sedicesima puntata a firma mia.
Tutte le puntate scritte da me: la
quattro, la dieci, la sedici
.

***

Il booktrailer – firmato da Antonio Allegri – dell'antologia "Scrittori in cucina. Il libro di cucina degli scrittori moderni" (Jar, 2010), a cura di Nadia Terranova e Francesca Bonafini.
 

***

 

Sono uscite le prime recensioni all'antologia "Scrittori in cucina. Il libro di cucina degli scrittori moderni" (Jar, 2010):


Un ringraziamento a Isabella Borghese che ha parlato dell'antologia nel suo Livres & Bijoux: il relativo bijoux sarà presto on line.

E un grazie a Simone Gambacorta che ha parlato dell'antologia nella sua rubrica di libri settimanale a TelePonte, emittente teramana.
 

Il 2008 di Mangiacuore

 

Il 2008 e Mangiacuore: alcuni ringraziamenti

Mentre mi accingo a preparare il calendario delle presentazioni del 2009 (perché il tour di Mangiacuore non è finito ancora) mi preme ringraziare tutte le persone che, in varie forme, mi hanno aiutata nella promozione del libro nel corso di quest’anno appena concluso. La lista è così lunga che rischierei di dimenticare qualcuno, quindi preferisco ringraziare i diretti interessati personalmente, di volta in volta, e limitarmi in questa sede a un ringraziamento collettivo.

Ringrazio organizzatori, relatori, librai, attori e musicisti (nel caso dei readings) delle venti date del 2008:

ROMA, Rialto Sant’Ambrogio
FIRENZE, libreria La Citè
ZOLA PREDOSA (BO), Centro Giovanile Torrazza
RIMINI, libreria Indipendente-mente
VERONA, circolo arci Malacarne
BOLOGNA, Arterìa
L’AQUILA, libreria caffè Polar
PESCARA, Ecoteca
VASTO (CH), biblioteca comunale
PADOVA, libreria Kaosmosi
MORDANO (BO), biblioteca comunale
MILANO, circolo Baia Del Re
BARI, libreria Feltrinelli
MASSAFRA (TA), caffè letterario Kalliope
ROMA, Martelive
CIVITANOVA MARCHE (MC), libreria Mondadori
BOLOGNA, festa provinciale dell’Unità
BAGNARA DI ROMAGNA (RA), festival romagnolo dell’editoria indipendente
ROMA, Tuma’s book bar
PIOMBINO (LI), museo archeologico di Cittadella

Ringrazio i recensori di Mangiacuore per le seguenti testate:
L’Indice dei libri del mese
Pulp

Internazionale
La Repubblica
La Gazzetta di Parma

Cosmopolitan
L’Arena
Il Domani
Il Corriere Nazionale
e le recensioni on line su
Dadamag, Il gufetto, Martelive
Tutte le recensioni sono leggibili su questo blog alla voce “rassegna stampa”.
http://mangiacuore.splinder.com/tag/rassegna+stampa

Ringrazio inoltre per le interviste: Radio 24 , Radioradio, Novaradio, Radio Città Fujiko e il Tg regionale della RAI Emilia Romagna per un servizio che purtroppo non solo non sono riuscita a registrare (l’avrei messo volentieri sul blog) ma nemmeno a vedere, a causa del mio nomadismo.
Tutte le interviste si possono ascoltare su questo blog alla voce “radio”.
http://mangiacuore.splinder.com/tag/radio


Ringrazio il prof. Fabrizio Frasnedi, docente di Linguistica Italiana all’Università degli Studi di Bologna, che mi dicono abbia inserito, come esempio di prosa ritmica, un brano di “Mangiacuore” in alcune fotocopie per i suoi dottorandi (Mangiacuore in compagnia di brani di Tondelli, Tadini, D’arzo e altri grandi… troppo onore per un piccolo libro come il mio, ma è una cosa che ovviamente mi riempie di gioia. Grazie!).

Ringrazio anche tutti gli amici che mi hanno ospitato, le persone che hanno partecipato alle presentazioni, e ovviamente, i lettori.
Ringrazio anche la mia agente, incrociando le dita affinché le interessanti prospettive che si sono aperte grazie al suo lavoro intorno al libro diano i risultati sperati (ma qui ci vuole pazienza, e a questo punto, anche parecchia fortuna).

Spero di non aver dimenticato nessuno…
Comunque grazie grazie grazie!
A presto,
Francesca Bonafini.